Affollata la stazione, lui nella folla ma anche al di fuori da essa, guardava i viaggiatori in attesa del treno. Anch’egli viaggiatore fra i viaggiatori, ma con in testa una meta probabilmente unica. Così, ingannando l’attesa, guardava, vedeva viaggiatori scattarsi selfie davanti ai treni, mostrando un sorriso ampio a sé stessi e poi chissà a chi, giusto il tempo dello scatto, poi subito riassumevano espressione senza sorriso.

 Un po' come un interruttore acceso, al momento dello scatto, spento dopo lo scatto. Lui anche sorrideva, sorrideva quando loro spengevano l’interruttore e ritornavo solerti all’espressione prima dello scatto. Se lo ricordava, lo diceva il Joker: sorridi perché è più facile che spiegare cosa ti sta uccidendo dentro.

Allora, si avvicinava a quei viaggiatori e cercava l’interruttore, guardava dietro la testa, con circospezione si capisce, sotto al collo, ma non lo trovava. Forse è collegato al telefono, pensò, si doveva funzionare così: uno gira il telefono per il selfie, il telefono ha una app collegata all’interruttore da qualche parte (forse nel cervello, credette), uno prima deve aver programmato che tipo di sorriso offrire al mondo, scatta il selfie ed il sorriso, fatto il selfie si spenge il sorriso. Geniale!

Indagò, salito sul treno, la questione della app del sorriso. Fu però subito distratto dai compagni di viaggio, una coppia con due bambini. Anche loro usavano il telefono per scattarsi foto, anche loro sorridevano, ma non sembrava avessero un interruttore del sorriso, la questione si complicava, perché loro non smettevano di sorridere dopo lo scatto o quanto meno non subito dopo, il sorriso sembrava pervadere il loro intero corpo così facendo sorridere le braccia, le mani, le orecchie, i capelli, le dita, gli occhi, i piedi… finanche il telefono sembrava ora sorridere nelle loro mani.

Così, pensò: il telefono rivolto verso se stessi è in grado di far scattare l’interruttore del sorriso, ma quando invece è il sorriso che si volge al telefono, questi sembra inoffensivo.

Insomma: ridi di te stesso e non a te stesso.